Dal  CORRIERE MEDICO del 17 marzo 2005

 

Due significative esperienze in corso a Matera e Montescaglioso

 

I prototipi delle Utap apprezzati dai pazienti

 

Matera – Massimo Massaro

 

Pensionato, in buona salute, assiduo dello studio del medico: potrebbe essere lui l’italiano medio che farà grandi le Unità territoriali di assistenza primaria (Utap), che chiude un occhio se nel centro di salute non lo visita il suo curante e che, in cambio, chiede uno studio attrezzato e aperto giorno e notte. L’identikit nasce da una ricerca svolta in Basilicata dai centri polifunzionali di cure primarie di Matera e Montescaglioso.

Un accordo del 2002 tra la regione e i sindacati, tra cui la Fimmg di Carmine Scalone, ha dato impulso a forme associative coraggiose, assegnando 7 euro all’anno per assistito in cambio della disponibilità telefonica (cellulare acceso dalle 8 alle 20) e circa 2 euro in più rispetto all’accordo nazionale (dpr 270) per la medicina di gruppo. E nel 2002 è partito a Matera il primo centro polifunzionale della cooperativa Unimed: 10 generalisti e 2 pediatri suddivisi in 2 medicine di gruppo. Un anno dopo altri 5 medici e 1 pediatra si sono associati a Montescaglioso in un secondo centro polifunzionale Unimed. Oggi nei due centri i pazienti possono recarsi nell’arco di 12 ore al giorno, i generalisti ruotano dalle 8 alle 20 e condividono gli archivi grazie ad una rete informatizzata (programma Phronesis).

Tra marzo ed aprile i quindici generalisti “Unimed” hanno girato un questionario sul gradimento dell’assistenza H12 in sede unica a cinquemila assistiti contattati in due settimane. Hanno risposto in 570 per lo più pensionati, casalinghe, studenti. In un caso su due si tratta di soggetti tra 41 e 65 anni, nel 44% dei casi il titolo di studio è la scuola media superiore. Il 44% va dal medico una volta al mese, il 15% una volta a settimana. Sono frequenti attenders. E dicono due cose fondamentali: vorrebbero la sede unica aperta anche di notte (74%) e non si formalizzano se a visitarli è un collega del loro curante (80%). Del 17% che non ci sta la maggioranza è costituita da donne.

“Il questionario ha limiti statistici – ammette Rodolfo Leo del centro Unimed di Matera – e il campione non è del tutto rappresentativo dell’utente tipo. Hanno risposto soprattutto pensionati piuttosto attaccati a noi”. Però le indicazioni sono chiare. “Ad esempio – dettaglia Leo – risulta che nel nostro contesto l’integrazione con i medici di guardia è necessaria. Nel questionario ci riferivamo ad una continuità assistenziale in rete. Il medico di guardia, come già facciamo noi con il nostro collega se ci si presenta un suo paziente per un’emergenza clinica o burocratica, richiamerebbe la scheda del nostro assistito al computer e stamperebbe le ricette, accederebbe all’anamnesi, curerebbe con più elementi. Questo è percepito come un plus e il beneficio non è oscurato dal disagio di doversi far vedere da un altro medico”.

“Tra le ragioni che spingono a chiedere a uno studio di funzionare giorno e notte – continua Leo – ci sono, a parte la maggiore disponibilità citata dal 96% degli intervistati, quattro fattori: la maggiore tranquillità che si ha nell’essere seguiti dove lavora il proprio medico (47% dei casi; il vantaggio di essere co-gestiti da generalisti in base a dati raccolti in un archivio informatizzato (31%); la certezza di non dover fare riferimento ad altre strutture (15%) ed infine la sfiducia nei confronti degli ospedali”. Con l’apertura del nuovo ospedale, nuovi reparti specialistici hanno arginato le migrazioni sanitarie al Nord e all’estero. “C’è una percezione di maggiore qualità nelle cure ospedaliere – spiega Leo – eppure persiste la distanza del paziente verso l’ospedale. Noi abbiamo pensato al Centro polifunzionale per ridurre gli accessi impropri al Pronto Soccorso. Ad oggi non ci sono dati che ci dicono se abbiamo avuto ragione, ma le attese in sala si sono abbattute, la gente è contenta e vorrebbe più servizi. Inizialmente pensavamo di dotare i centri di letti per le degenze di un giorno, che in ospedale dilatano la durata dei ricoveri, e di inserire specialisti ambulatoriali. Ma questi due sogni non risono realizzati. Gli specialisti sono chirurghi e radiologici dell’ospedale di Matera che visitano (o fanno ecografie) in libera professione extramoenia o intramoenia decentrata”. Ulteriori evoluzioni in Utap sono dunque accantonate. Ma la gente le chiede.